Parliamo di semestre nero per Bagnoli in quanto consideriamo le scelte assunte a livello istituzionale nei mesi che sono alle nostre spalle, come già abbiamo avuto modo di rilevare, il definitivo e totale affossamento del piano ‘De Lucia’ ( assessore all’urbanistica della prima giunta Bassolino). Piano che a nostro avviso ha rappresentato e rappresenta uno dei fondamenti di una possibile riqualificazione all’insegna del rispetto del territorio sia dal punto di vista ambientale che sociale. E un argine nei confronti della restaurazione speculativa dilagante. Proponiamo dunque una lettura forte, forse radicale di quanto accaduto nei mesi scorsi, ma che riteniamo assolutamente vicina alla realtà.
Il piano de Lucia in verità fu anch’esso frutto di compromessi e cedimenti, comunque conteneva spazi e possibilità di intervento; in buona sostanza lasciava aperta la prospettiva di una Bagnoli risanata a favore della cittadinanza. Per i movimenti, un contesto sociale e culturale, quindi politico, per quanto controverso, utile per portare avanti battaglie e proposte alternative. Per rispetto della verità, i colpi quel piano li subì fin da subito, anche all’interno dello schieramento politico di cui De Lucia era parte autorevole e importante. Dopo pochi mesi infatti, alla fine della consiliatura, De Lucia lasciò – o fu indotto a lasciare? – l’assessorato senza una plausibile motivazione.
Chi lo sostituì, il prof. Rocco Papa, non apparteneva di certo nè alla storia del movimento operaio nè ad una cultura o formazione ambientalista quantanche generica. Una svolta in negativo, un colpo al progetto come tanti che si sono succeduti negli anni. Più o meno pesanti, ma finora nessuno si era azzardato a mettere in discussione la legge del ’96 soprattutto nel punto più sensibile e delicato: il ripristino integrale della morfologia naturale della linea di costa. In altri termini demolizione della colmata e restituzione del mare e della spiaggia alla balneazione.
Comunque di quanto accaduto in tutto questo periodo, parleremo in modo dettagliato con il lavoro sui 20 anni dell’ Assise cittadina per Bagnoli che pubblicheremo su questo sito. Faremo un lavoro di ricostruzione puntuale e argomentata che avrà come obiettivo ambizioso la ripresa di un movimento sociale e civile che tragga la propria forza dalla consapevolezza piena delle questioni in gioco e dalle stringenti esigenze e ragioni di una elaborazione di una proposta alternativa.
Il salto di qualità in negativo ovviamente della pospettiva per Bagnoli, consiste dunque nella spudoratezza del duo commissario per Bagnoli Manfredi, e ministro Fitto con cui in modo surretizio, in poche righe, stravolgono una legge dello Stato così da far saltare ogni vincolo di salvaguardia. Un’operazione limpidamente liberista propedeutica a processi di privatizzazione spinta che per questa sua natura unifica il quadro politico: nasce l’inciucio da un lato Fitto/ Meloni, dall’altro i due cacicchi nostrani, Manfredi e De Luca.
Senza una così emblematica e a suo modo forte alleanza destra di governo con la cosiddetta sinistra alla guida degli enti locali un’operazione tanto disinvolta non si sarebbe neppure potuta immaginare.
Questo il quadro dunque del semestre alle nostre spalle che illustreremo nel dettaglio, con riferimenti documentali, nei prossimi due articoli nei quali esamineremo in primo luogo i mesi che vanno da gennaio quando Manfredi pubblica il rapporto sullo stato di attuazione del piano fino a marzo: l’incontro con Fitto e il roboante annuncio della erogazione, selettiva, del miliardo e duecento milioni. Concluderemo, è il contenuto del secondo articolo, con la valutazione della firma dell’accordo di coesione il 15 luglio alla presenza della Meloni e di De Luca.
La presenza di quest’ultimo è singolare e eloquente: per mesi aveva tuonato contro l’accordo parlando e straparlando, a proposito dello stanziamento miliardario. di un bluff e di un furto ai danni della comunità campana. Miseria di questa politica!